É una malattia infettiva provocata dalla Salmonella. Si può manifestare in forma acuta o in forma blanda (paratifo).
Nelle forme acute, durante la prima settimana, il soggetto colpito dal tifo comincia a sentire uno stato di malessere generale che viene scambiato per una banale influenza; si registra un aumento della temperatura che può arrivare fino a 40° e la malattia comincia ad assumere una sua fisionomia. Il soggetto diventa sempre più apatico, la sua mente si offusca e diventa sempre meno sensibile al mondo esterno.
Durante la seconda settimana di malattia, la milza si ingrossa notevolmente, tanto che risulta palpabile sotto l'arcata costale sinistra e, sul tronco del corpo, compaiono le rosèole (piccole macchie rossastre, solo lievemente rilevate).
Nella terza settimana, all'apatia e all'offuscamento dei sensi, si alternano fenomeni di tipo eccitatorio con allucinazioni e convulsioni; compare la diarrea tifosa (emissione di feci liquide di colore giallo-verdastro). Se è presente sangue scuro nelle feci, è possibile che si siano formate delle ulcere in un vaso sanguigno che hanno fatto defluire il sangue nell'intestino. Anche il fegato si rende palpabile perchè ingrossato. Questa settimana è la più pericolosa ma se viene superata, il malato tende a migliorare: la febbre diminuisce fino a scomparire, la sensibilità e la coscienza tornano normali.
Nella cura del tifo, bisogna osservare alcune norme di igiene generale e individuale: areazione dell'ambiente in cui si trova il malato mantenendo la temperatura costante a 15-16°; pulizia del malato e della biancheria, disinfezione della bocca con sciacqui. Inoltre devono essere disinfettati tutti gli oggetti a contatto con feci ed urine. L'alimentazione del malato deve essere ricca di calorie: i carboidrati devono essere somministrati sia per via endovenosa, sia per via orale, sotto forma di marmellate, frutta cotta zuccherata, pastine, succhi di frutta.
Sono necessari preparati vitaminici, soluzioni glucosate, epetoprotettori da associare alla terapia antibiotica.
La diagnosi del tifo può avvenire attraverso tre tipi di esami: l'emocultura (prelievo del sangue nella fase iniziale della malattia); l'urinocultura e la sierodiagnosi di Widal.
Oltre che dai soggetti malati e dai portatori sani, il il tifo si può contrarre con la contaminazione di acquedotti, consumando frutta o legumi coltivati in terreni favorevoli allo sviluppo del bacillo del tifo, con i frutti di mare se mangiati crudi perchè allevati in acque dove vengono scaricate fognature. Si consiglia visita del medico di famiglia o del gastroenterologo.
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