La dialisi artificiale è una tecnica che permette la depurazione del sangue attraverso una particolare membrana, che sostituisce la funzione naturale dei reni.
L'accesso vascolare è il punto in cui vengono posizionati gli aghi che servono a estrarre il sangue dal corpo e metterlo nuovamente in esso dopo che è stato filtrato dalla macchina di dialisi.
Esistono tre tipi di accessi: la fistola arterovenosa, gli innesti artificiali (protesi) e i cateteri (tubicini) che vengono inseriti in una vena (giugulare, succlavia o femorale).
Tra essi, sono particolarmente usate le fistole, dei dispositivi che, facendo aumentare di volume una vena dell'avambraccio, consentono un elevato flusso di sangue per la dialisi. Per il loro allestimento, il paziente è sottoposto ad un piccolo intervento, che consiste nel creare un collegamento permanente tra una vena e un'arteria. Tale intervento, solitamente, è eseguito in anestesia locale. Dopo circa quattro settimane la vena diventa molto più grande e più robusta e può essere usata come accesso per la dialisi.
La protesi è usata quando le vene sono troppo piccole o deboli e, quindi, non si può procedere all'allestimento di una fistola arterovenosa. Si tratta di un tubo morbido e resistente che collega un'arteria a una vena. E' inserita sotto la pelle del braccio, come se si trattasse una vena naturale. Il sangue del paziente scorre attraverso questo tubo, che si comporta come una vena artificiale.
Il catetere (tubo) è inserito nella vena del collo (la vena giugulare), dietro la clavicola (vena succlavia) o nell'inguine (vena femorale), quando la dialisi è necessaria urgentemente e non c'è tempo per realizzare una fistola od una protesi. Esso è utilizzato sia per far uscire sia per far rientrare il sangue nell'organismo.
|