Esame eseguito per determinare l'eventuale presenza di citomegalovirus, un virus che risiede nelle feci, nel sangue, nell'urina, nelle secrezioni vaginali, oro-faringee (cioè di bocca e gola) e cervicali di un paziente infetto.
Il materiale biologico di varia natura (sangue, urine, latte materno, ecc.) è posto ("seminato") su piastre contenenti appositi terreni, ovvero un insieme di sostanze nutritive adatte allo sviluppo di particolari microrganismi (in questo caso si tratta del citomegalovirus). L'esame è positivo se si nota lo sviluppo di colonie di microrganismi.
A seconda dell'età e delle condizioni del sistema immunitario del soggetto infettato, il citomegalovirus può provocare quadri clinici diversi. La forma più tipica è congenita, cioè presente dalla nascita, perché acquisita in utero dalla madre; l'infezione può passare da madre a neonato anche durante il parto o per ingestione del virus dal latte materno. La maggior parte dei bambini infetti non presenta sintomi, ma in alcuni casi si possono essere ingrossamento del fegato, ittero (colorazione giallognola di pelle ed occhi), alterazioni a carico del sistema nervoso centrale che possono portare a cecità, sordità e ritardo mentale. Nei casi in cui la malattia è acquisita (cioè si è presentata in una fase della vita diversa da quella della nascita) si trasmette attraverso goccioline di saliva, contatti sessuali o mediante donazione di sangue e di organi.
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