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Alluminio 'S/U]

Sostanza che, se assunta in quantità eccessive, può essere pericolosa. Indebolisce i tessuti del canale alimentare e si combina con altre sostanze impedendone l'uso al corpo. Se ne esegue il dosaggio nel sangue e nelle urine allorché si sospetta un'intossicazione. L'alluminio è facilmente assorbito dal corpo e accumulato nelle arterie. Le maggiori concentrazioni si trovano nei polmoni, nel fegato, nella tiroide e nel cervello. Generalmente, la maggior parte dell'alluminio assunto dal corpo è eliminata. Il corpo si adatta ad assunzioni di dosi maggiori col tempo, ma nei giovani che hanno un livello basso di fosforo nel sangue (ad esempio, chi è affetto da rachitismo) o negli individui con disfunzioni del metabolismo osseo, quest'adattamento può essere più difficile. Il contenuto totale di alluminio nel corpo di un individuo adulto varia da 0 a 150 milligrammi. Le quantità medie contenute negli alimenti non interferiscono con l'assorbimento e l'utilizzazione di altre sostanze (calcio, fosforo, zinco, rame, selenio, ferro e magnesio). Quantità eccessive d'alluminio, invece, possono dare sintomi da avvelenamento come stitichezza, coliche, perdita dell'appetito, nausea, disturbi alla pelle, spasmi muscolari agli arti inferiori, sudorazione eccessiva, spossatezza. Piccole quantità di sali solubili di alluminio presenti nel sangue causano una forma di avvelenamento lenta, caratterizzata da paralisi dei muscoli e degenerazione della funzionalità di reni e fegato. L'alluminio è una sostanza presente (sotto forma di idrossido) in alcuni farmaci (antiacidi) usati per la terapia dell'ulcera peptica e dell'esofagite da reflusso. L'ulcera peptica è una lesione della parete dello stomaco e del primo tratto dell'intestino, provocata dal batterio Helicobacter Pilori. L'esofagite da reflusso è un'infiammazione dell'esofago (il "canale" attraversato dal cibo, che, dalla gola, si sposta verso lo stomaco), caratterizzata da rigurgiti che si manifestano soprattutto dopo i pasti ed in occasione dell'assunzione di cibi grassi. L'assunzione di farmaci antiacidi può provocare stitichezza. Pertanto, il loro uso è associato a quello di idrossido di magnesio.



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