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Rianimazione e Terapia Intensiva

Si tratta delle procedure mediche eseguite per riattivare le regolari funzioni di un paziente che presenta un ritmo biologico modificato conseguentemente ad un intervento chirurgico, una grave infezione o un incidente. In ospedale la rianimazione è eseguita in appositi reparti (chiamati sale di rianimazione o di terapia intensiva) a seguito di un intervento chirurgico, di un infarto, di uno shock, ecc. o di un evento che possa aver arrecato danno alla salute, come un avvelenamento, un'ustione ecc.. A tale scopo sono adoperate apparecchiature come elettroencefalografi, respiratori, misuratori della pressione, elettrocardiografi, ecc. che consentono al paziente di mantenere le proprie funzioni vitali e di essere tenuto costantemente sotto controllo medico. La rianimazione è eseguita da medici anestesisti, che, pertanto, nel caso di interventi chirurgici, in seguito alla somministrazione dei farmaci anestetici (sostanze che provocano la perdita della sensibilità in tutto il copro o in una sua parte), provvedono anche a seguire il paziente nelle fasi seguenti, con particolare riguardo al mantenimento del proprio equilibrio naturale. Generalmente sono ritenute tecniche di rianimazione anche alcune pratiche di primo soccorso (che, cioè, devono essere eseguite immediatamente allorché se ne evidenzi la necessità). É il caso della respirazione bocca a bocca (eseguita su pazienti presentanti un blocco cardio-respiratorio, cioè un'alterazione della funzione circolatoria e della funzione respiratoria; lo scopo è impedire che la quantità di ossigeno che arriva al cervello risulti insufficiente per un tempo troppo lungo) e del massaggio cardiaco (altra tecnica di rianimazione eseguita su pazienti presentanti un blocco cardio-respiratorio, che viene eseguita quando, dopo aver eseguito una respirazione bocca a bocca il polso carotideo, cioè la pulsazione dell'arteria carotide, non è percepibile; allo scopo si eseguono 80-100 compressioni al minuto sullo sterno del paziente), che oltre che nei reparti ospedalieri specializzati, sono spesso eseguiti dovunque si ravvisi una situazione di emergenza. La terapia intensiva è riservata a pazienti affetti da malattie delle coronarie (le arterie che portano il sangue al muscolo cardiaco) che attraversano momenti di particolare criticità (ad esempio dopo un intervento o subito dopo un infarto, ecc.). Una volta superata questa fase i pazienti possono tornare nelle unità operative competenti, per proseguire le cure. Per i neonati con particolari malattie e/o a rischio, esistono particolari unità sanitarie in cui si esercita la cosiddetta terapia intensiva neonatale (T.I.N.). Tra le malattie trattate ci sono anche alcune gravi malformazioni congenite, vale a dire già presenti al momento della nascita. La T.I.N. s'interessa del controllo di tali neonati durante i primi anni di vita. Un'unità di T.I.N. è formata da personale "specialista" dei bambini: pediatri, infermieri, operatori di nido. Di solito i pazienti sono bambini di età inferiore a trenta giorni che necessitano di assistenza particolarmente complessa e avanzata: neonati pretermine (cioè nati prima dei "classici" nove mesi di gestazione) e/o di basso peso; neonati a rischio (sia pretermine sia a termine, con problemi di adattamento alla vita extrauterina a causa di una gravidanza, di un travaglio o di un parto difficile); neonati con malformazioni.
 



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