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Danno da Trasfusione (Prevenzione)

In Italia sono stati sviluppati metodi efficaci per l'individuazione del sangue infetto, sì da eliminare la possibilità di trasmissione dell'epatite virale, dell'A.I.D.S. e di altre gravi malattie infettive, che prima rappresentava un grave rischio legato a tutte le trasfusioni. Permane, tuttavia, la possibilità che una trasfusione causi lo sviluppo di sensibilità ed incrementi la probabilità che il ricevente reagisca negativamente a trasfusioni successive. Solo in alcuni casi, come la terapia della malattia emolitica del neonato, è necessario procedere alla trasfusione totale di sangue al paziente. Generalmente, invece, si possono utilizzare diversi componenti del sangue, a seconda della lesione che ha provocato la perdita di sangue e ha determinato la necessità di una trasfusione. Così, per il trattamento delle perdite di sangue causate da lesioni o interventi chirurgici, si può eseguire una trasfusione di globuli rossi concentrati e separati dal plasma (parte liquida del sangue), mentre per quello delle ustioni gravi, per le quali il volume del sangue circolante può risultare ridotto per perdita di liquidi, sono necessari il plasma od un derivato del plasma, chiamato sieroalbumina, che hanno il compito di riportare alla normalità la quantità di fluidi circolanti. I pazienti sottoposti a chemioterapia per il cancro, quando è necessario, possono ricevere un'infusione di piastrine, che sono i componenti del sangue che contribuiscono a prevenire o bloccare il sanguinamento. Anche se è possibile trasferire direttamente da donatore a ricevente il sangue, in genere gli ospedali utilizzano per le trasfusioni di sangue raccolto precedentemente ed opportunamente conservato nelle banche del sangue od emoteche, che ricevono oltre il 98% del proprio fabbisogno sanguigno da donatori volontari. Ogni donatore fornisce all'incirca 300 g di sangue per donazione, da cui vengono prelevati campioni da sottoporre a test, consistenti essenzialmente nella verifica di inesistenza dei virus dell'epatite B e dell'HIV. Le strutture preposte alla trasfusione e gli organismi legislativi si adoperano, dunque, in ogni modo per evitare il ripetersi dei gravi danni che si sono verificati in passato (danno da trasfusione).
 



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